martedì 30 marzo 2010

Motori azzurri






Raffaello mi sorprende presentandosi con questo strano mezzo.
Dovrebbe trattarsi di una bici con pedalata assistita da motore a scoppio...sembrerebbe del tardo quaranta, primi cinquanta.
Telaio con agganci. Freni a tamburo Siamt.
Chiunque possa aiutarci a capirne di più è il benvenuto!

domenica 28 marzo 2010

Il bel René - Chase race report - 27/03/2010 - Milano


A Torino nessuno dei miei amici s'è fatto vivo.
Tutti avevano una scusa buona, dopotutto correre a Milano ha una pessima fama.
Ma anch'io ieri volevo inseguire il bel René...allora chiedo in giro...i 10cento vanno, ma non sanno se correranno e non hanno posto in macchina.
Sento Henry megadrop ed alla fine ci troviamo per andare in treno, in stazione becchiamo un ragazzo che ha corso al massacro e siamo ben felici al pensiero d'essere una buona rappresentanza.
A Milano c'è un sole che spacca: meeting point, un panino ed una bottiglietta d'acqua e tanta bella gente...alla partenza gli iscritti sono ben 64...non male.
Io sono teso, oltre la tensione pre-gara classica; c'è la componente Milano, e la sua pessima reputazione di infortunii, incidenti e bici spaccate.
Scattando le pre-indagini e subito si nota l'assenza di Hekto (probabilmente ancora in Siberia), vincitore del Massacro torinese ed ufficialmente l'uomo da battere.
Subito ci si divide in chi vuole correre forte e chi ha avuto un venerdì sera troppo molesto.
Chiedo a Mattia di Vicenza e lui senza battere ciglio, con l'accento delle sue parti mi dice "Ah....io vado", come giustamente dovrebbe sempre essere. Tutti a ridere.
I lodigiani sembrano invece non essere intenzionati a tirare forte.
Ci segnalano un messanger milanese che va forte, gli altri papabili sono un gruppetto di tre o quattro giovani che, si dice, vadano forte.
Nessuno gli crede e c'è subito il primo errore.
Per stare nel mood Vallanzasca si verificano le prime coincidenze inquietanti. Qualcuno dice che non c'è da fidarsi a stare a ruota e, che forse, il messanger è lì apposta per tirarci fino a Buccinasco. Tutti di nuovo a ridere. Ed invece...

Ci fanno legare le macchine, manifest nei raggi e dicono che abbiamo 1/2 ora per i primi due check, poi altro manifest ed 1 ora e 1/2 per la gara. Ok.

Si parte...

Mi cade il manifest mentre lo metto in tasca e perdo i primissimi...mi sale la carogna, brutto segnale. Corro come un pazzo e recupero posizioni. Dopo due isolati vedo un ragazzo con la ruota a terra, vedo i primi...mi alzo su i pedali e li riprendo... Sono il milanese, Zino, Cisco ed Henry di torino e Mattia di Vicenza...

Primo check...

Ci danno una copia di Leggo che prendiamo al volo senza neanche guardarla ed andiamo via.
Tiriamo bene ma accuso un po' da freddo a rilanciare a causa dl 42/13 che ho sulla Alan, ma riesco a stare comunque con i primi.

Secondo check...

Ci danno un foglietto forato. Io sono scoppiato dalla tirata iniziale e ne approfitto per riprendere fiato. Arrivano altri ragazzi e saremo più o meno una decina.
Qualcuno si dà da fare per capire il check e scatta l'indirizzo.
Qualcuno dice Magnolia... il messanger stupito chiede ben due volte se sia l'indirizzo giusto prima di partire, perché è molto lontano. Io penso che lontano sia semplicemente dall'altra parte di Milano, cosa che può succedere, niente di strano. Chissà come mai non mi viene invece in mente l'idroscalo di Linate, che non è un po' lontano è proprio nel fottutissimo hinterland di Milano ad almeno 8 kilometri. Ma non lo so. Non ci penso, mi fido. Sono venuto a Milano per tirare, e basta, per vedere se ho la gamba per stare con quelli che corrono.

Ed in effetti corriamo, finisce che corriamo come dei pazzi andandocene all'idroscalo a prendere il sole.

Inseguendo il bel René -- Milano-Linate crono race

E questa è una gara a parte.
Ad andare siamo una decina. Prendo subito la ruota del quinto o sesto con Zino su Gios, che va forte, ma siamo sui vialoni di Milano, inizio a scaldarmi e riesco a tirare il 42/13...vado...Zino rilancia bene, ma ha un pignone più grosso. Prendiamo Henry (che è terzo) e vedo i primi 2, che sono il milanese e Mattia, che corre come un pazzo cercando di riprendergli 10 cazzo di metri.
E invece niente. Do tutto e prendo la ruota di Mattia, siamo in circonvallazione esterna penso, e ci tiriamo in due perché dopo qualche km, quando mi giro vedo Henry un ventina di metri dietro e poi qualcuno in fondo, ma non vedo chi è.
Cerchiamo di riprenderlo.
Oh, ma quanto corre questo?!
A saperlo lasciavo su la piega da pista. Infatti sto giù in scia a Mattia, sdraiato sul raiser e quando ne ho vado davanti ad aprire questo cazzo di vento.
Mattia accusa dolori alla milza, stiamo tirando come pazzi ed a braccio, non vorrei esagerare, ma facciamo sicuramente più dei trenta di media.
Ci rendiamo conto di essere finiti a gancio in una cazzo di crono...
Il milanese allunga e noi ci restiamo chiaramente male, soprattutto quando vediamo che stiamo uscendo da Milano, ma che vuoi farci, siamo tutti out of town, ci fidiamo, andiamo.
Lo teniamo a vista fino al Magnolia (a Linate!!!), dove a quel punto c'ha dato quasi 50 metri, ed arriviamo in un quarto d'ora/venti minuti...
E una volta lì, porca troia!, non c'è nessuno.
Arrivano gli altri e capiamo di aver sbagliato, ma siamo tutti troppo stanchi per incazzarci più di tanto. Apro il leggo e capisco che invece di leggere e comporre la frase con il foglietto bucato del secondo check, qualcuno per far presto ha dato l'indirizzo presente nell'articolo...merda.
Perdiamo qualche minuto a capire l'indirizzo giusto, che è in centro Milano e scatta il ritorno della crono.
Ma niente, non riesco a prendere subito i primi e mi ritrovo dietro con Madda ed Henry verso la 5/6 posizione o forse più.
Tornare da Linate è un'autentica merda. Lo stradone è un falso piano in salita con un asfalto schifo ed il vento contrario e traverso.
Non riesco a recuperare, ma tengo con incredibile sforzo il gruppo a vista fino a quando entriamo in Milano. Che era proprio quello che volevo non si verificasse. Infatti è una lotteria sui primi semafori. Quelli che erano subito dietro riescono subito a recuperare il gruppo ai primi due semafori, riaccodandosi. Recupero qualcosa, spero. Poi loro passano di culo con un paio di verdi che, quando arrivo io, diventano rossi e si allontanano...li tengo a vista con difficoltà fino in piena città, pigliandomi dei rischi non da poco, fino a quando all'ennesimo rosso misto tram li perdo. Merda. Avran girato da qualche parte...merda.

Inseguendo 'sto cazzo di Vallanzasca - Chase race.

Questa gara ha un meeting point che non si capisce. Dalle parti di Via Barbavana., porta Genova...che si mormora fosse addirittura un bar...Il Bar Bavana all'inizio di via Vigevano in porta Genova, una segnalazione avuta via telefono da qualcuno che anche s'era perso i primi della crono e stava in merda senza mappa...Ma lì nessun bar.
Forse il Vallanzasca si sarà bevuto una grappa, forse.
Becchiamo i 10cento ed il milanese che si dichiarano out of race, ma non capisco subito che loro erano già arrivati al check, pensavo che si fossero persi anche loro e basta.
Perdiamo almeno altri venti minuti in tutto per arrivare al manifest.
Alla fine siamo io e Manna di Vicenza, che è caduto ed ha un ginocchio sbucciato.
Ci guardiamo, il tempo è poco, ci dicono che siamo trentesimi, segnamo la mappa.
Ma alla fine siamo venuti a Milano e se ci ritirassimo adesso sarebbe davvero triste.
Scegliamo di giocarcela comunque e partiamo a tutta.
Andiamo bene e forte, Dopotutto siamo caldi, ma non affannati; così andiamo in piazza vetra, che è la più vicina... poi andando in via semplicità do' il meglio con alcuni tricks sugli incroci ed un gesto alla Brunelle, attaccandomi ad un furgone per rifiatare.
Avvicinandoci vediamo tutti coloro che ci eravamo persi prima al termine della crono andare via...ci salutiamo.
Al check ci fanno consegnare il pignone bianco che hanno dato con la spoke card, c'è un palo e bisogna legarlo insieme a tutti gli altri in stile Moccia, con una fascetta. I ragazzi del check ci diffidano dal proseguire, perché sono le sei passate e fra poco i check chiudono. Ma pensiamo di poterne fare ancora un paio.
Facciamo per ripartire e vedo che il check è davanti alla fabbrica di Pettenella. Ci metto un attimo a realizzare il tutto e, quando succede, ormai per strada, mi emoziono. Voglio finire, a tutti i costi. Con Manna ci tiriamo come i pazzi, becchiamo Beppe di Lodi che ci da una dritta per un check in zona...arriviamo ed insieme a noi arrivano anche due ladies; i ragazzi del check ci sostengono e segnalano altre persone in gara ai check che mancano, con Manna ormai siamo galvanizzati dalla sfida della doppia gara e vogliamo chiudere. L'ultimo check che facciamo, cioè il penultimo, lo prendiamo al pelo. I ragazzi infatti stavano andando via...andiamo ugualmente all'ultimo check a tutta...ma il tipo non lo troviamo più.
Manna va in farmacia. Io telefono al numero d'emergenza...andiamo all'arrivo, così, con calma...ma siamo comunque contenti.
Chiudiamo: io 47esimo, cioé penultimo e Manna ultimo (e becca i premi!).
Io giusto una maglietta spectrum perché me l'han tirata addosso, ma comunque una bella storia.
Una grande gara, anzi due.
Grazie al Drim tim (anche se mi sa che mi toccherà comprarmi la maglietta got tools)
A Ciuf per il potente mezzo (ma quand'è che gli togli 'sto 13?)
A tutti gli stoici out of town
A Mattia che va... (e che è stato un onore tenerti la ruota in crono)
Ai ragazzi di Lodi
A tutti quelli che non conoscevo di persona ed ho avuto l'occasione di conoscere;
ma soprattutto ai giovani milanesi, che hanno vinto, e che, alla fine, andavano forte davvero.





mercoledì 10 marzo 2010

Lou Bec

Tutto nasce da una segnalazione e, perché no, un po' anche da una sfida.

Infatti Gigi, il papà di Katia, ci ha detto:

"Se ve la andate a prendere ve la potete anche tenere".

Ed io e Raffaello non siamo tipi certo che si spaventano davanti a qualche km nel bosco.

Ma andiamo per ordine.

Avevo l'esigenza di sabbiare delle biciclette e ho contattato alcuni amici in Valle per cercare d'organizzare la cosa. Raffaello mi ha presentato Gigi, il papà della sua ragazza che, una volta saputo di cosa avevamo bisogno, oltre aiutarci ci ha detto quella classica roba che, se collezioni bici antiche, fa girare le balle.

"Sai, ne avevo una ventina qua l'anno scorso tutte arrugginite, ma poi ho chiamato uno che col camion se le portasse via al ferro"

Dolore.

"E non hai più nulla?"

"No qui nulla, ma forse su al Bec c'è ancora una vecchia bici a bacchetta, forse una Bianchi, del signore che ci ha vissuto per ultimo".

E così ci racconta che c'è questa casa, in Valpellice, che si chiama il Bec. La casa dove i nonni di Katia sono andati novelli sposi nel '49.

Una casa isolata, sperduta nei boschi tra montagna e collina, a ridosso di vari sentieri partigiani.

Un posto raggiungibile esclusivamente a piedi, poco conosciuto anche in paese e che loro, anni prima, avevano prestato a questo signore che ci viveva solo.

Questo tizio aveva una bici (la sua da giovane) con la quale era solito scendere in paese.

Ora...non era tanto lo scendere in paese la cosa strana, quanto il risalire a casa.

Infatti la strada arriva ad avere delle pendenze che superano il dieci per cento, che già con una bici da corsa non sono proprio alla portata di tutti, ma con una bacchetta diventano robe alla Bartali!

Ma non finisce mica qui... infatti come vi dicevo, lui era solito, dopo essersi inerpicato fin là, caricarsi la bici a spalle e portarsela sino al Bec per i boschi.

Gigi ci ha detto che ci metteva anche tre ore, perché era anziano e si doveva frequentemente fermare a rifiatare.

Io e Raffaello ci guardiamo, con la faccia di chi viene a conoscenza di una verità, che se solo fosse stata raccontata in un bar, sarebbe certamente sembrata una boiata.

Invece era vero, tutto vero.

Ci abbiamo messo un po' a capire dov'era 'sto posto. Infatti Raffaello era a conoscenza di questa casa, ma non sapeva dov'era, nessuno a dir la verità lo sapeva bene, era troppo isolata e Gigi ci promise che ci avrebbe accompagnato con la bella stagione.

Ma la gioventù è fretta. E c'era da considerare che se si trattava veramente una Bianchi, ed era veramente la sua bici da giovane, e lui era morto più di un decennio fa ormai vecchietto...quella bici poteva essere databile dagli anni '10 agli anni '30.

E non so voi, ma per prendere aggratis una Bianchi diciamo anche del '20, io me la faccio a piedi fino in punta al Monviso.

E poi c'era già una storia, una storia per la quale noi giovani vecchia maniera portiamo un gran rispetto e che meritava d'essere raccontata.

Ci organizziamo con Donni, il fratello di Raffaello, che era pratico dei luoghi ed, il giorno dopo di buon mattino, lo portiamo da Gigi che gli spiega in piemontese strettissimo la strada.

"Guardate che su c'è neve" ci fa Gigi, ma noi, con la giovinezza dalla nostra, ci facciamo belli dicendogli che un po' di neve non ci spaventa.

Alle 10 siamo ad Angrogna in mezzo ad una nevicata che già solo trecento metri più in basso non esisteva, alla fine della strada asfaltata lì dove nasce il sentiero e capiamo cosa intendeva dire Gigi riguardo alla neve:



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Noi, come in un nevoso sogno ad occhi aperti, avevamo la visione di questa casa e del fatto ch'essa potesse celare un tesoro inestimabile, abbandonato al soffiare del vento.

C'erano tutti gli elementi per farci addentrare nel bosco.

Donni è un habitué delle vecchie case rurali abbandonate (dove va a cercare vecchi attrezzi), a Raffaello basta un bosco o l'avventura, aggiungi la speranza d'una antica Bianchi per me e si va sepolti dalle imprecazioni di Tania, la ragazza di Donni, che invece era del tutto contraria date le condizioni.



La marcia è durata quasi un'ora tra ruzzoloni, smarrimenti della via, paesaggi mozzafiato e tante parolacce (soprattutto di Tania).



Un vecchietto che abita nel nulla poi grazie al cielo ci ha indicato meglio la via


permettendoci di arrivare finalmente in un posto meraviglioso dove la vita sembra essersi fermata un giorno qualsiasi di parecchi anni fa...




Così come questa bellissima Legnano (che vale ugualmente la scarpinata) che sarà dei primissimi anni '30...ferma in quella soffitta persa nel nulla, da un giorno di molti, molti anni fa...