domenica 13 giugno 2010
Re:cycle - Torino Vs Milano to Vercelli - 12 giugno 2010
C'è da dire che 70 chilometri non sono per tutti...soprattutto se si fanno correndo;
c'è anche da dire che, entrare aggratis ad un gezz festival, senza scavalcare le reti, non ti capita spesso;
ed infine c'è da dire che correre contro i milanesi mi prende sempre bene; perché ha quel sapore di derby che finisce regolarmente con mille sorrisi, cinquecento complimenti ed un sacco di cazzate, specialmente dopo che si è bevuto.
Allora quando ho saputo di 'sta garetta mi son preso bene e con me altri 10 Torino boys che si sono beccati in corso vercelli a Torino, per sfidare gli undici milanesi che partivano da corso vercelli a Milano.
Ovviamente regaz si andava a Vercelli al Jazz Re:Found Festival.
Al meeting point subito spiccava l'abbigliamento tecnico di alcuni e si faceva sentire la tensione in attesa della telefonata di Danka che arriva puntuale a dare il via A-Team
Nonostante le raccomandazioni pre-partenza sui ritmi a crescere almeno fino a Chivasso, si spinge sui 34 di media tipo da subito ed i primi infatti ce li perdiamo appena fuori Torino.
Quindi restiamo in otto ad andare con una media abbastanza buona. Appena dopo Chivasso ci perdiamo l'ottavo (Seriocomico) che iniziava ad avere problemi alla biga, infatti a cinque chilometri dall'arrivo gli si svita del tutto il movimento centrale, ed arriva a Vercelli trainato dalla una Vespa d'un ragazzo che lavora al festival. Direi dunque che Seriocomico si aggiudica il premio Chainless, ma non ha da prendersi male dopo il buon piazzamento a Bolo.
I guai cominciano quando l'Auricchiospoke di Cisco inizia ad appiattirsi. Bucato. Si ferma il gruppo, ci diamo di gonfia e ripara e si riparte in fretta, ma niente, dopo altri dieci km è di nuovo a terra e stavolta cambia la camera.
Inizio a sentirmi apposto verso Trino, quando iniziamo a trovare un vento davvero molesto che si sposta di continuo e ci abbassa la media di almeno 5 km/h. Ma ormai chi c'è c'è, le gomme sono apposto e spingiamo fino a Vercelli direi piuttosto bene.
All'ingresso in città Zino tira fuori la mappetta che s'era preparato ed il vento gliela porta via...così passiamo attraverso il centro sul pavé e quando arriviamo, per un'istante, uno solo, non vedendo nessuno ci illudiamo d'aver vinto chiudendo in 2 ore e 24.
Ma ovviamente non è così, i milanos erano già dentro da 26 minuti a rifocillarsi aspettandoci.
Ci accolgono per condividere un momento che vale ben più dei 70 km, nel quale ci salutiamo con negli occhi il rispetto per chi ha corso contro il vento, contro il tempo, per rappresentare la propria città.
Allora grazie a tutti per la garetta, ma soprattutto ai ragazzi di 10cento e Milano Fixed che insieme agli organizzatori del Festival ci hanno dato questa possibilità.
Poi un grazie va ai milanesi che ci ricordano sempre quanto si possa dare di più senza essere eroi... (a parte Ortu che è tornato a Bergamo in bici! Quindi a mio avviso rientra di diritto nella categoria eroici).
Grazie a tutti i ragazzi venuti da lontano.
Grazie a chi è venuto in bici al polleggio (vedi i Novaras - bella Pucciano per il birrozzo!)
A Nicole che se n'è fatti 70 col braccio che sappiamo (non ve n'è!)
A Fabio per la boccia di tequila from Mexico!
Ed infine a Vercelli ed alla sua nuova generazione di zanzare che sembra si facciano di Autan!
Un po' di foto sul mio flickr, su quello di Diodo ed a presto (si spera) un video!
venerdì 4 giugno 2010
Acquisire Luigi Masetti
Prologo
E parecchio tempo che volevo scrivere qualcosa riguardo Masetti...più o meno da quando, davanti ad un caffé in compagnia del buon Mayno, sentii parlare per la prima volta di questo matto che andò da Milano a Chicago in bicicletto di sicurezza.
Quando mi arrivò tra le mani il libro lo lessi tutto d'un fiato, tipo in due giorni e non finivo di raccontare a chiunque incontrassi la storia di Masetti Luigi. Una storia fin de siecle.
Oggi per me è tempo di viaggio: voglia di vedere posti nuovi, di avventura ed immancabilmente di bicicletta.
Masetti mi è rimasto dentro ed ha ispirato sfumature nuove nel mio vivere.
Per questo vorrei parlarvi, anch'io, di lui.
L'ANARCHICO DELLE DUE RUOTE
E parecchio tempo che volevo scrivere qualcosa riguardo Masetti...più o meno da quando, davanti ad un caffé in compagnia del buon Mayno, sentii parlare per la prima volta di questo matto che andò da Milano a Chicago in bicicletto di sicurezza.
Quando mi arrivò tra le mani il libro lo lessi tutto d'un fiato, tipo in due giorni e non finivo di raccontare a chiunque incontrassi la storia di Masetti Luigi. Una storia fin de siecle.
Oggi per me è tempo di viaggio: voglia di vedere posti nuovi, di avventura ed immancabilmente di bicicletta.
Masetti mi è rimasto dentro ed ha ispirato sfumature nuove nel mio vivere.
Per questo vorrei parlarvi, anch'io, di lui.
L'ANARCHICO DELLE DUE RUOTE
Il romanzo si apre su una corsa su pista del Trotter italiano a Milano. Anno 1901.
La gara, una gara di resistenza sulla distanza dei 100 chilometri, è strutturata su 166 giri più qualche centinaio di metri.
La gara, una gara di resistenza sulla distanza dei 100 chilometri, è strutturata su 166 giri più qualche centinaio di metri.
Il Masetti è ritratto da Ottone Brentari, che scrive sulle pagine della Rivista mensile Touring Club italiano, e viene descritto perché per i primi 70 giri tiene la testa della corsa, imprimendo un ritmo "indemoniato".
Poi cede e conclude a ben un giro di ritardo dal gruppo. Masetti è già noto, pur essendo un giovane esordiente che si è dato al ciclismo da poco è un giovanotto colto e minuto, dall'aspetto affatto sportivo, originario di Trecenta, nel polesine, dove ebbe i natali nell'ormai lontano 1864, da una famiglia di povere origini.
Appena ventenne grazie all'aiuto anche economico del medico condotto di Trecenta, Masetti si trasferisce a Milano dove finanziato dal dottore intraprende gli studi da ragioniere e lavora nel tempo libero. Vive in una soffitta in centro; con un gallo, un piccione e due tortorelle. Il gallo sostituisce la sveglia, che è rotta. Il piccione è destinato invece al tegame. Nell'86 e nell'87 riesce, nonostante le 35 lire per il vitto e l'alloggio a concedersi il lusso di viaggiare, recandosi a Monaco di Baviera, Marsigli e Barcellona. Nell'88 si diplom ragioniere e, dopo un viaggio Bologna-Firenze si reca a Lugano dove trova un impiego in una casa di commercio e vi risiede per un paio d'anni. Studia inglese e latino e filosofia fino a conseguire la licenza di diploma liceale, che gli apre le porte dell'università di Pavia dove intraprende gli studi in legge nel 1890.
L'illuminazione arriva durante un viaggio a Ginevra, l'anno seguente. Durante l'estate infatti Masetti si recava in svizzera dove impiegava l'estate lavorando negli hotels per turisti in modo da poter integrare le entrate della sua diaria. In un pomeriggio libero, seduto sulle sponde del lago, ed intento alla lettura d'un giornale, viene a conoscenza di una gara ciclistica intorno alle rive del lago. Certi ciclisti s'erano presi l'impegno di percorrere i 167 chilometri di costa in meno di 7 ore. Masetti ne è stupito e s'interroga sulla fattibilità dell'impresa. Proprio mentre è preso da questi pensieri, arrivano i primi corridori.
Così ha origine l'epifania masettiana, che risponde all'esigenza di voler girare il mondo in autonomia ed a basso costo...quale miglior soluzione del bicicletto! ( come allora veniva ancora chiamata la bicicletta).
Ma certo non è facile possedere un bicicletto, in quanto allora - gli anni in cui vedevano la luce le primissime automobili - la bicicletta era un bene di lusso, e veniva chiamata "macchina".
Masetti non bada a sacrifici e con il lavoro estivo, la diaria e qualche ripetizione di lingue riesce ad acquisire una macchina nell'anno 1892, all'età di 28 anni. Così inizia la leggenda.
Il "Viaggissimo"
Dopo soli ventotto giorni, da quando poté, per la prima volta, montare sulla sua macchina, Masetti parte da Milano con sole 180 lire in tasca ed una carta d'Europa staccata da un atlante scolastico. Percorre 3500 km, toccando Parigi, Berlino, Vienna e tornando infine a Milano. Si ferma a lavorare due settimane a Parigi e cinquanta giorni a Berlino. Si piazza terzo nella popolare corsa Torino - Milano e questo gli da la visibilità che gli manca per tentare il colpaccio. Infatti nel luglio del 1893 scrive una lettera al direttore del Corriere, dove espone il suo ambizioso progetto, quello che poi passerà alle cronache come il Viaggissimo, da Milano a Chicago in bicicletto. Chiede un aiuto economico di lire 500 per poter affrontare la traversata oceanica, in cambio di una costante ed assidua corrispondenza durante il viaggio, un diario che potrà essere pubblicato sul quotidiano. Il direttore capisce subito l'interesse che potrebbe suscitare nei lettori un reportage di questo tipo ed accetta di buon grado. Da questo punto in poi è lo stesso Masetti a parlare, attraverso le sue lettere.
Probabilmente il 14 luglio 1893, Masetti parte da Milano alla guida di un bicicletto di sicurezza fabbricato dalla Cappelli e Maurelli di colore bianco, montante le gomme pneumatiche di recente invenzione.
Lo chiama Eolo, in onore al mito greco. Nel bagaglio, tutto contenuto in una borsa di cuoio legata all'intelaiatura del bicicletto, porta: tre calzoncini di tela russa da viaggio e due paia di stoffa, sei fazzoletti, quattro maglie, sei paia di calze, due davanti di camicia, due cravatte, due paia di scarpe, un cappello ed un berretto. In maglia nera, calzoncini e mezze calze, l'immancabile pince-nez è al naso, parte in ritardo da Milano solo alle 14:30, scortato da molti amici ciclisti fino a Baveno. Il viaggio non è dei più semplici, infatti già affrontando la discesa dal Sempione cade e rompe la macchina essendo obbligato a fare diversi km a piedi.
Comunque dopo essere riuscito a trovare un artigiano in grado di aggiustare il bicicletto, continua la corsa verso Calais attraversando la Svizzera, un pezzo di Germania e la Francia. A Calais si imbarca verso Dover dove appena sceso viene deriso da i numerosissimi (per l'epoca) biciclisti inglesi per il suo frustino necessario a scacciare i cani randagi, che in Inghilterra sono molto meno numerosi dei biciclisti stessi.
Arriva a Londra provato dal viaggio e senza più denari, riesce fortunosamente ad incontrare un italiano che lo aiuta; dandogli alloggio ed i contatti necessari per poter accedere ad i soldi del corriere, che gli servono per attraversare l'Atlantico.
Dopo essere stato celebrato dalla comunità italiana, ciclistica, ma non solo; Masetti parte alla volta di Southampton, dove si imbarca in seconda classe per New York. La traversata lo prova non poco, soffre infatti il mal di mare per buona parte del viaggio. All'arrivo a New York si trova costretto a versare una somma ingente pari quasi alla metà del valore di Eolo come dazio doganale, per poter continuare il viaggio.
Masetti si è preparato all'America comprando un revolver ed una rete da issare sugli alberi, in modo tale da poterci dormire sopra la notte assieme al bicicletto. Il tragitto programmato è New York, cascate del Niagara, Chicago; dove si tiene l'Esposizione Internazionale. Viene compiuto d'un fiato, senza particolari difficoltà, tanto che il Masetti rinuncia alla rete per dormire e finisce per non usare il revolver. All'arrivo a Chicago viene celebrato oltre ogni sua aspettativa. La sua bicicletta viene mostrata ai visitatori dell'Esposizione e pluripremiata (proprio grazie a Masetti che sceglie che sia Eolo ad essere premiato, e si accontenta di essere menzionato come guidatore). Rimane affascinato dalla città, completamente asfaltata e fortemente industrializzata, dal business.
Ed anche Masetti fa il suo, riesce infatti a scambiare la promessa di lasciare il suo bicicletto a Chicago per l'esposizione, (che verrà poi spedito alla Cappelli & Maurelli a Milano), con un nuovo bicicletto americano marca Rambler e 60 $ americani dell'epoca per finanziare il ritorno (aveva compiuto tutto il viaggio d'andata con poco più di 500 lire!).
Riparte festeggiato con grandi clamori e compie il viaggio di ritorno senza intoppi fino a New York, trovando anche il tempo di passare da Washington e riuscire a conoscere grazie al suo album di ritagli il presidente degli Stati Uniti d'America Grover Cleveland. Un ritorno comunque non privo di rocambolesche avventure, strani incontri nelle cascine durante le ricerche d'ospitalità, anche se gli scritti sono più radi. Poi l'Europa ed il trionfale rientro a Milano, dove Masetti ormai - grazie al Corriere - gode di una buona popolarità e viene celebrato a numerosi banchetti tenuti in suo onore. Si apre una sottoscrizione per comperare una medaglia d'oro in favore del celebre viaggiatore, sottoscrizione cui aderisco anche campioni del ciclismo eroico, come Luigi Airaldi.
Celebrità ed altre grandi imprese
In Italia negli anni seguenti, gli ultimi dell'ottocento, partecipa ad alcune gare su strada. Compie la Milano - Roma in 48 ore ed alcuni giri europei che toccano la Francia, la Spagna e la Germania, va dalle Alpi alle piramidi in Egitto. Tutto questo seguito dai giornali sportivi dell'epoca che lo inneggiavano al pari degli altri assi del ciclismo, pur mantenendo questo ruolo di cicloviaggiatore e filosofo. Prima di un'altra grande impresa nel 1895 compaiono degli appunti, delle cartoline principalmente, indirizzate a questa Ada Giannini, con la quale terrà una sporadica corrispondenza pur non essendo da lei particolarmente corrisposto.
Nell'anno 1900 compie il suo quinto ed ultimo viaggio, il vero viaggissimo fin de siecle. 18 mila km dei quali 10mila in bicicletta, per 7 mesi e la favolosa spesa di 1500 lire. Programma: toccare i punti estremi dell'Africa, Europa, Asia: visitare le parti d'Europa non ancora conosciute: Spagna meridionale, Francia occidentale, Olanda, Danimarca, Svezia, Norvegia, Finlandia, Russia. Impiegò da maggio all'inizio di Dicembre. IIn Russia ebbe la fortuna di riuscire a conoscere Tolstoij.
Il declino
Dopo quest'ultimo viaggio e la delusione amorosa si perdono le tracce di Masetti. Infatti finiscono le testimonianze scritte da egli stesso e sul cicloviaggiatore cala il sipario. A Trecenta, il suo paese natale, si dice che sia morto nel 1940 ad opera dei fascisti, che gli spararono probabilmente pensavando fosse una staffetta ribelle. Comunque non ci sono prove certe. Non c'è una sepoltura. Solo qualche flebile ricordo d'un barista che parlava d'un tipo strampalato negli anni venti, che veniva ospitato in un ristoro nel quale lavorava da giovane, il signore parlava molte lingue straniere ed ormai pur avendo una certa età, era sempre in bicicletta. Comunque il signore in questione non sa con sicurezza se si trattasse di Masetti. Un altra utile fonte d'informazioni è stata la signora Jole C. di Milano, poco prima di morire ha confermato questa versione.
Comunque di Masetti dopo il 1900 non vi sono più tracce certe e con lui declina anche la popolarità ed il ricordo del grande ciclista eroico. Il primo cicloviaggiatore italiano.
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