lunedì 15 febbraio 2010

Il massacro di S.Valentino - Lovely race report

Giovedì aveva nevicato, venerdì era bello e già mi dicevo che, sperare in un'altra bella giornata per il sabato seguente, sarebbe stato chiedere un po' troppo. Invece no. Sabato mi alzo e c'è un sole paura.
Prendo la Alan di Ciuf (al quale ho promesso di portarla con onore e buon posizionamento all'arrivo, dato che lui sabato lavorava), passo da Ovidiu che mi monta un freno (trapanandomi la forca!), poi al Balon da Annibale (che non aveva visto in giro nessuno) per sbattermi infine a cercare un cazzo di Tuttocittà.
Chiamo vecchi amici, chiedo nei bar...ero quasi arrivato addirittura al punto di comprare una mappa nuova, ma poi; prima di raggiungere la vergogna assoluta per un torinese, passo davanti ad un locale dove lavoravo durante le olimpiadi del 2006. Mi prestano il loro Tuttocittà, che non era manco un Tuttocittà, né una mappa, ma qualcosa che ci somigliava e sicuramente meglio che niente.
Mi prendo un panino e, mentre costeggio il Valentino per trovare un posto buono per mangiare mi accosta una jeep ed il tipo mi fa: "Hey! Scusa, ma dov'è che ci si becca?" Io non capisco. Poi noto che in macchina sono due. Poi vedo che hanno due DiFisso nel bagagliaio. Sorrido.
Mangiamo mentre i cuneesi coi DiFisso si lanciano in tricks assortiti, creando invidia nei partecipanti che arrivano alla spicciola. Finito di mangiare andiamo alla partenza per scoprire che c'è, oltre al sole, un botto di gente da mezz'Italia.
Alle tre e mezza finalmente si parte in ben 92! Io perdo subito tempo a fare una delle tre prove della gara dell'amore, facendomi fotografare con una ragazza che conosco, obbligata a dare un bacio ad almeno tre o quattro partecipanti; poi si va in direzione monte dei cappuccini. Gruppone velocissimo nel parco, tra le famiglie a fare la passeggiata pomeridiana, che si sfilaccia appena inizia a salire. Si fa subito la selezione e becco gente anche a piedi che spinge. Arrivo al primo checkpoint tra gli ultimi e ritiro il manifest.
Tento di fare gare con Luca e Vittorio, scendiamo davvero fortissimo verso piazza Vittorio e, pur non sapendolo, abbiamo già perso due delle sei ladies partecipanti.
Una ragazza di Milano, per evitare due vecchie, finisce con l'anteriore in un "cratere!" dal quale la sua Zipp tre razze in carbonio esce in un sacchetto della Standa.
Un altra invece, che correva brakeless, rompe la catena e, mi ha raccontato uno all'arrivo, è sfrecciata piedi a terra urlando come un'indemoniata agli incroci. Fortunatamente la ragazza di Milano ne è uscita incolume, dell'altra invece non ho notizie.
Vittorio e Luca vanno un po' troppo forte per il mio 42/13 ma li tengo fino al primo checkpoint da Hannibal in via Micca, poi li perdo verso porta susa dove non li vedo girare e salto così il check di corso Stati Uniti e decido di andare diretto in via Domodossola. Così mi accorgo di avere a ruota due o tre tizi, che mi tiro dietro fino lì, dove ribecco Luca e Vittorio; che però nel frattempo erano già passati da corso Stati Uniti e stavano andando via. Ai tre si aggiunge un quarto ragazzo andando verso via Carriera, che non si capisce bene dove cazzo sia, dato che è una via lunga tipo 100 mt, io ad esempio non ce l'ho sulla mappa. Capiamo di essere vicini iniziando a vedere gente con palloncini bianchi. Ci indicano il check e ci ribecchiamo Luca e Vitto. Veronica (Repartopista) ci fa gonfiare un palloncino e dice di portarcelo dietro. Cioé l'ultima cosa che uno vorrebbe fare in quelle condizioni è gonfiare un cazzo di palloncino a forma di cuore. Così andando verso via Arbe la gara si trasforma in sparuti gruppi di ciclisti pieni d'ammmore riconoscibili da questi palloncini. Saltiamo un incrocio e nel recuperare la strada, l'ultimo che si era aggregato imbocca via Guido Reni (che ha i viali separati dallo spartitraffico) contromano e si perde pure il palloncino. Io non so che fine ha fatto, ma non avrei voluto trovarmi in quella situazione per nessun motivo.
A noi non resta che andare e siamo di nuovo in tre. Inizio a scaldarmi e nei viali il 42/13 mi fa tenere bene la testa al gruppo facendoci recuperare tempo, so dov'è il posto e, recuperato l'errore, arriviamo velocemente al Triciclo dove becchiamo Luca di Hannibal (6° assoluto) che ha finito e sta tornando al Valentino.
Noi invece andiamo in via Montevideo che è vicino piazza Galimberti (dove si mangia la pizza di notte) e così faccio da apripista e ci arriviamo veloci e carichi. Becchiamo gente che non capiamo a che cazzo di punto della gara sia, ma hanno i palloncini. Tutto ok. Ci dicono di trovare dei fiori. Beppe di Lodi davvero forte ed è l'unico che mi sta dietro su corso Unione dove non mi fermo ad un semaforo. Facciamo corso Stati Uniti su cui ne incrociamo diversi.
Non troviamo un cazzo di fiore da nessuna parte e mentre ritorniamo al Valentino freghiamo tre viole del pensiero davanti ad un parrucchiere.
Arriviamo e mi è sembrato strano che ci fosse così poca gente. Tipo sei persone. Era strano essere nei primi dieci. Troppi errori. Infatti Zino (10cento) si piglia i fiori il manifest e ci manda praticamente a Grugliasco. L'ammmore è alle stelle. Si ricrea un piccolo gruppetto che si sfilaccia presto, ma arriviamo, non tutti, alle 5.20 in Corso Salvemini, dove ci dicono di andare al monumento a Coppi a Sassi, cioé dall'altra parte della città. Nessuno ha neanche più la forza di replicare. Io inizio ad essere frollato. Faccio i viali ed ad un certo punto mi sono perso il gruppo, su un cavalcavia becco un ragazzo in mtb stravolto con un palloncino attaccato alla borsa. In corso Casale ad un chilometro dall'arrivo, passo prima una ragazza e poi mi accorgo che i ragazzi con cui avevo fatto gara mi avevano ripreso, tiro tutti dietro fino all'arrivo dove non c'era comunque moltissima gente. Alle 17:50 con venti minuti di ritardo sulla tabella di marcia mi piazzo 14°.
Primo Hekto da Roma, poi il torinesissimo Enri. Terzo Mattia solo quarto Luca che poteva vincere, ma ha bucato finendo la gara con la bici di Vittorio, che s'è perso il manifest per strada.
Poi alla premiazione dove ormai i 50 superstiti, ormai alcolizzati e frollati gozzovigliavano, sono stato uno dei pochissimi ad avere ancora le gambe per correre dal Lab alla Drogheria ed aggiudicarmi un telaio No Brain.
Grazie a tutti



lunedì 1 febbraio 2010

U.s.a. - Per Paramanubrio




Scusatemi se ultimamente non sono stato molto attento al blog, ma mi sono decisamente dato da fare in anche in altre direzioni.
Oltre le biciclette e la mia pagina Flickr; ho continuato a portare avanti il nuovo blog Torino cycle chic, ed ho dato una mano a Mayno (con grande onore!) a recensire l'ultimo lavoro del nostro amico Domenico.
Quindi metto sul blog questo post che ho scritto per Paramanubrio, proprio per tutti i lettori che non conoscono il sito di Mayno.

1896 ARISTON MOD. A


Mi ricordo ancora bene la prima volta che l'ho vista.
Era sporca, rugginosa ed estremamente affascinante, con quel fascino da fienile, che hanno quelle bici che sono rimaste nascoste, dimenticate e mai toccate dall'uomo negli ultimi cinquant'anni.
Ed era già tutta un programma, con un bollo di circolazione francese dell'anno 1900! Infatti il fienile era francese. Una bici da pista americana del 1896 finita chissà come in Francia prima dell'anno 1900, o più probabilmente comprata e fatta arrivare in nave dagli U.s.a. per qualche pioniere del ciclismo francese su pista.
Non la comprai a malincuore, forse un po' meno vedendo il rapporto palindromo che si creò tra l'età della bici ed il prezzo di vendita. Poi venni a sapere che la bici l'aveva comprata l'amico Domenico che oggi, dopo un sentito e bellissimo restauro ci da la possibilità di ammirare questa splendida ed antica macchina; con gli stessi occhi, forse, di quel corridore francese coi baffi a manubrio e la maglia a righe.
Già definito dal pubblico uno dei più bei restauri dell'anno, non ci resta che rifarci gli occhi con la bellissima Ariston mod. a pista del 1896 e ringraziare l'amico Domenico per questa meravigliosa bicicletta.