domenica 11 ottobre 2009

Un folle baratto

Nel 2005, vagando a caso per Pinerolo, m'imbattei in un mercatino dell'usato che un'associazione gestiva all'interno d'una chiesa.
Sì, proprio così.
All'interno della chiesa una navata, rimasta inutilizzata, era stata adibita a mercatino delle pulci.
Tutti coloro che volevano liberarsi di qualcosa potevano portarlo lì, e con gli introiti, l'associazione dava lavoro a persone disagiate, assumendole per i trasporti ed il facchinaggio.
Come vi dicevo io vi finii assolutamente per caso, passando di lì e soffermandomi per cercare di capire il motivo di quel via vai di persone e cose.
Entrando poi rimasi meravigliato da questo insieme di oggetti più o meno belli, più o meno utili, che stavano stipati sotto una navata d'origine medievale.
Vagai toccando, guardando, scartabellando, spulciando.
Poi scoprii che c'era anche un cortile e nel cortile trovai loro:





Sporchi, arrugginiti e coperti da teli di Nylon.
Ovviamente, me ne innamorai all'istante, anche se c'è da dire che all'epoca, anche se parlo solo di quattro anni fa, non ero affatto un tizio che si dedicava ad attività manuali come il restauro, anzi, avevo dei seri problemi a montare una mensola, un pessimo rapporto col trapano.
Pur parlando di quattro anni fa comunque imperversava già allora una costante: la mancanza cronica di denaro che mi spinse, davanti alla richiesta economica per me insostenibile, a proporre un folle baratto:
Il mio frigo di tre anni appena in cambio di questi due catafalchi del passato.
Loro, che certamente avrebbero faticato molto meno a vendere un frigo nuovo che quella paccottaglia rugginosa, accettarono di buon grado.
E così mi ritrovai a portarmi a casa questa ferraglia.
Il frigo, come promesso, si rivelò assolutamente funzionante! anche se assolutamente ignaro del concetto d'igiene, così mi toccò pulirlo per giorni e giorni, prima che metterci qualcosa da mangiare dentro mi facesse soltanto schifo.
Lui funzionò per tre anni poi si ruppe.
Oggi in attesa di avere i soldi per ripristinarlo è stato adattato a libreria.
Per il letto invece fu tutta un'altra storia...
Finii per due anni in una soffitta di Pinerolo, poi si trasferii in una cantina di Torino per un anno e poi ancora in un altra soffitta.
Troppo lavoro da fare, troppa ruggine.
Farlo restaurare era assolutamente anti-economico; ma intanto, da un trasloco ad un altro, il mio rapporto col trapano migliorava...si diventava amici una mensola dopo l'altra, ma il lettone restava lì come un vecchio mistero del passato.
Arrivarono poi le bici e la scoperta delle punte a spazzola per togliere la ruggine dai metalli, così iniziai a capire per davvero cosa significasse restaurare quel gigante rugginoso.
Iniziai ad essere scoraggiato, insicuro della mia volontà.
Pensai diverse volte di liberarmene, provai addirittura a convincere Mayno a fare il lavoro sporco dietro retribuzione, ma lui, ovviamente, mi disse che non ci pensava nemmeno.
Divenne allora una sfida, una sfida alla mia volontà, alle mie capacità, alla mia forza e, quando le cose nella mia vita si mettono così, solitamente vinco sempre.
Arrivò l'estate, quella che è appena finita.
Un'estate povera e solitaria in città ed il 14 agosto, ormai sfinito da questo desiderio di impormi sulla ruggine, sulla fatica; lo presi, lo misi in balcone e, dopo aver montato una spazzola nuova, con gli occhialoni ed una mascherina, lo aggredii con tutta la rabbia, la frustrazione e l'amore che provo per ciò che arriva dal passato.
Nella piazza risuonò per ore il sibilo sordo del trapano.
Il balcone si trasformò in un polveroso deserto.
La spazzole si consumavano una dopo l'altra, lanciandomi addosso schegge che, talvolta, mi si infilavano sottopelle.
Ma ormai ero in ballo e volevo ballare.
Il mio anziano trapano, proprio sul finire, mi salutò con uno scoppio per non accendersi più...terminando in gloria la sua onorata carriera.
15 agosto:



Fu straordinario veder apparire sotto tutta quella ruggine il decoro finto legno intarsiato in madreperla, mi fece sorridere.
Anche se molto rovinato decisi di lasciarlo, quindi passai alla carta vetro a mano per lisciare...per ore ed ore.
Pensieri...
Tutte le case che aveva visto, quanta gente aveva dormito in lui e le guerre? Dove aveva passato le guerre?
Ho sempre di questi pensieri quando resuscito i fantasmi del passato.
Carta vetro finita che si accumulava per terra.
Apparve un 26:


Ma non poteva essere certo l'anno. Il 1926 era impossibile come datazione. La fabbricazione del letto risultava proto-industriale. La lamiera era stampata con una pressa. Il disegno del letto, specialmente attraverso le curve della testiera, suggerivano una datazione che si aggirava intorno al 1875/1890.
Questo lo so perché passai notti attaccato ad internet cercandone uno uguale, o quantomeno più simile possibile. Ne trovai uno molto simile che si diceva essere del 1875, il mio comunque sembrava più recente.
Dopo aver finito la lisciatura, iniziai a verniciare le parti non decorate, con uno smalto all'acqua.
Iniziavo ad essere davvero spossato, ma nella sua rinascita trovavo nuove forze.
Dopo "solo" quattro giorni ero arrivato al risultato.






E sorrisi, come non sorridevo da tempo.

1 commento:

  1. Uao!! Davvero bello il lettone!! Credevo fosse anche di legno, invece è tutto ferro...!! Deve essere stato veramente un lavoraccio!!! Complimentissimi!!!!!! Ormai se ne vedono davvero pochi, soprattutto usati come ...letti!!
    Bello anche il frigo!!!

    ...che dire?? Buona notte!!! :)

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