mercoledì 15 dicembre 2010
One gear - A chiamata rispondo
domenica 12 dicembre 2010
lunedì 6 dicembre 2010
Lettera a Lagriffe
venerdì 3 dicembre 2010
lunedì 29 novembre 2010
domenica 28 novembre 2010
sabato 27 novembre 2010
giovedì 25 novembre 2010
giovedì 18 novembre 2010
martedì 16 novembre 2010
domenica 13 giugno 2010
Re:cycle - Torino Vs Milano to Vercelli - 12 giugno 2010
C'è da dire che 70 chilometri non sono per tutti...soprattutto se si fanno correndo;
c'è anche da dire che, entrare aggratis ad un gezz festival, senza scavalcare le reti, non ti capita spesso;
ed infine c'è da dire che correre contro i milanesi mi prende sempre bene; perché ha quel sapore di derby che finisce regolarmente con mille sorrisi, cinquecento complimenti ed un sacco di cazzate, specialmente dopo che si è bevuto.
Allora quando ho saputo di 'sta garetta mi son preso bene e con me altri 10 Torino boys che si sono beccati in corso vercelli a Torino, per sfidare gli undici milanesi che partivano da corso vercelli a Milano.
Ovviamente regaz si andava a Vercelli al Jazz Re:Found Festival.
Al meeting point subito spiccava l'abbigliamento tecnico di alcuni e si faceva sentire la tensione in attesa della telefonata di Danka che arriva puntuale a dare il via A-Team
Nonostante le raccomandazioni pre-partenza sui ritmi a crescere almeno fino a Chivasso, si spinge sui 34 di media tipo da subito ed i primi infatti ce li perdiamo appena fuori Torino.
Quindi restiamo in otto ad andare con una media abbastanza buona. Appena dopo Chivasso ci perdiamo l'ottavo (Seriocomico) che iniziava ad avere problemi alla biga, infatti a cinque chilometri dall'arrivo gli si svita del tutto il movimento centrale, ed arriva a Vercelli trainato dalla una Vespa d'un ragazzo che lavora al festival. Direi dunque che Seriocomico si aggiudica il premio Chainless, ma non ha da prendersi male dopo il buon piazzamento a Bolo.
I guai cominciano quando l'Auricchiospoke di Cisco inizia ad appiattirsi. Bucato. Si ferma il gruppo, ci diamo di gonfia e ripara e si riparte in fretta, ma niente, dopo altri dieci km è di nuovo a terra e stavolta cambia la camera.
Inizio a sentirmi apposto verso Trino, quando iniziamo a trovare un vento davvero molesto che si sposta di continuo e ci abbassa la media di almeno 5 km/h. Ma ormai chi c'è c'è, le gomme sono apposto e spingiamo fino a Vercelli direi piuttosto bene.
All'ingresso in città Zino tira fuori la mappetta che s'era preparato ed il vento gliela porta via...così passiamo attraverso il centro sul pavé e quando arriviamo, per un'istante, uno solo, non vedendo nessuno ci illudiamo d'aver vinto chiudendo in 2 ore e 24.
Ma ovviamente non è così, i milanos erano già dentro da 26 minuti a rifocillarsi aspettandoci.
Ci accolgono per condividere un momento che vale ben più dei 70 km, nel quale ci salutiamo con negli occhi il rispetto per chi ha corso contro il vento, contro il tempo, per rappresentare la propria città.
Allora grazie a tutti per la garetta, ma soprattutto ai ragazzi di 10cento e Milano Fixed che insieme agli organizzatori del Festival ci hanno dato questa possibilità.
Poi un grazie va ai milanesi che ci ricordano sempre quanto si possa dare di più senza essere eroi... (a parte Ortu che è tornato a Bergamo in bici! Quindi a mio avviso rientra di diritto nella categoria eroici).
Grazie a tutti i ragazzi venuti da lontano.
Grazie a chi è venuto in bici al polleggio (vedi i Novaras - bella Pucciano per il birrozzo!)
A Nicole che se n'è fatti 70 col braccio che sappiamo (non ve n'è!)
A Fabio per la boccia di tequila from Mexico!
Ed infine a Vercelli ed alla sua nuova generazione di zanzare che sembra si facciano di Autan!
Un po' di foto sul mio flickr, su quello di Diodo ed a presto (si spera) un video!
venerdì 4 giugno 2010
Acquisire Luigi Masetti
E parecchio tempo che volevo scrivere qualcosa riguardo Masetti...più o meno da quando, davanti ad un caffé in compagnia del buon Mayno, sentii parlare per la prima volta di questo matto che andò da Milano a Chicago in bicicletto di sicurezza.
Quando mi arrivò tra le mani il libro lo lessi tutto d'un fiato, tipo in due giorni e non finivo di raccontare a chiunque incontrassi la storia di Masetti Luigi. Una storia fin de siecle.
Oggi per me è tempo di viaggio: voglia di vedere posti nuovi, di avventura ed immancabilmente di bicicletta.
Masetti mi è rimasto dentro ed ha ispirato sfumature nuove nel mio vivere.
Per questo vorrei parlarvi, anch'io, di lui.
L'ANARCHICO DELLE DUE RUOTE
La gara, una gara di resistenza sulla distanza dei 100 chilometri, è strutturata su 166 giri più qualche centinaio di metri.
mercoledì 19 maggio 2010
Terrror Quartara - Novara - 18 maggio 2010
E' un periodo questo in cui ho bisogno di correre... un po' per il gusto della sfida con gli altri, ma soprattutto con me stesso, un po' per prepararrmi al viaggissimo; allora, come un moderno Gerbi, se la gara non c'è la vado a cercare... il tutto con quel sapore inizio '900.
Ieri la gara era la Novara-Monticello...a.k.a Terrror Quartara
Cerco come sempre di aggregare qualche torinese, ma niente ed alla fine parto da solo.
Per risparmiare sul biglietto del treno, una volta in carrozza, smonto le ruote dell'Alan e la metto sul portavaligie.
Il controllore mi dice di non fare lo gnorri e di rimontare subito le ruote, ok!
Rimontando spacco il controdado del cono della posteriore.
Merda!
Sceso a Vercelli vado in giro con il controdado tenuto insieme da una fascetta alla ricerca d'un ciclista e grazie al cielo ne trovo uno che mi aggiusta la ruota, a discapito della linea di catena.
Ho perso quasi un'ora e mi sparo da Vercelli-Novara a bomba, dopo BorgoVercelli (dove mi scasso un panozzo) il vento, molestissimo, increspa le risaie che sembrano fazzoletti di mare.
Arrivo appena in tempo per beccare la ballotta di Novara più qualche out of town from Milano ed Arona pronti per andare alla partenza.
Tutto super-easy e genuino (che mi piace sempre assai)
Si parte tranquilli e davanti siamo io, Chicco, Jacki e Marcello,
La strada tra i campi è bella e condita da curve secche rese insidiose dalla ghiaietta.
Marcello si spara uno skiddone prima di una curva e gli si spacca la catena che, incasinandosi sù nel telaio, lo mette fuori gara dopo manco un km. Bruttarobba.
Giò di Milano ci sta dietro, allora lo facciamo rientrare, ma non riesce a tenere il nostro passo e lo perdiamo di nuovo. A Monticello qualche ragazzina ci blessa, mentre sfrecciamo in una piazza che sembra non aver mai visto tanta gente assieme dal 1883.
Check: Al cimitero dobbiamo recuperare una fascetta gialla e portarcela dietro.
Chicco ha la brillante idea di legarsela al polso e si accorge subito di aver esagerato (all'arrivo dovrà correre al bar a tagliarsela perché ha la mano ormai paonazza).
Incrociamo gli altri appena ripartiti ed appena fuori da Monticello quel dubbio che mi era venuto tra Borgovercelli e Novara diventa una certezza. Se da 'ste parti c'è vento ad andare in bici son cazziamari. Infatti vento contro per tutto il ritorno.
Proviamo a stare in scia ed andare ad aprire a turno ma niente. Ventro contro ma laterale. Faccio fatica. Mi mettro dietro a Jacki, poi di fianco, poi impreco. Chicco zitto zitto se ne va. Dopo un po' alzo la testa e ci ha dato venti metri.
Non manca molto all'arrivo. Mi alzo un po' sui pedali, vado a prenderlo, anche se inizio ad essere frollato dal ventaccio. Quando son li con lui vado davanti e vedo che non ne ha più...allungo un po' e vinco.
Bellastoria!
Nel dopogara un po di poseraggio in centro non ce lo leva nessuno...Consigliatissima la galleria dove tra i passanti si skidda che è un piacere.
La pizzata insieme conclude una giornata appagante e divertente, che ha il sapore di quelle prime halleycat di anni fa!
Allora grazie a tutti i ragazzi di Novara che fan ballotta (bravi!)
Al Chicco e Jacky che han fatto il passo con me.
Agli out of town (bella Gio!),
Al Tibet che m'ha regalato un biglietto accompagnamento bici (che nn m'han chiesto...)
Al pusher di catene del Marcello (sara mica Nico?!?)
Ed ovviamente a Puccio per le birre, l'ospitality e la pazienza.
A presto per un altra garetta!
Potete gustare tutte le foto clikkando qui
domenica 9 maggio 2010
lunedì 26 aprile 2010
Al Diavolo Rosso
sabato 17 aprile 2010
martedì 30 marzo 2010
Motori azzurri
domenica 28 marzo 2010
Il bel René - Chase race report - 27/03/2010 - Milano
A Torino nessuno dei miei amici s'è fatto vivo.
mercoledì 10 marzo 2010
Lou Bec
Infatti Gigi, il papà di Katia, ci ha detto:
"Se ve la andate a prendere ve la potete anche tenere".
Ed io e Raffaello non siamo tipi certo che si spaventano davanti a qualche km nel bosco.
Ma andiamo per ordine.
Avevo l'esigenza di sabbiare delle biciclette e ho contattato alcuni amici in Valle per cercare d'organizzare la cosa. Raffaello mi ha presentato Gigi, il papà della sua ragazza che, una volta saputo di cosa avevamo bisogno, oltre aiutarci ci ha detto quella classica roba che, se collezioni bici antiche, fa girare le balle.
"Sai, ne avevo una ventina qua l'anno scorso tutte arrugginite, ma poi ho chiamato uno che col camion se le portasse via al ferro"
Dolore.
"E non hai più nulla?"
"No qui nulla, ma forse su al Bec c'è ancora una vecchia bici a bacchetta, forse una Bianchi, del signore che ci ha vissuto per ultimo".
E così ci racconta che c'è questa casa, in Valpellice, che si chiama il Bec. La casa dove i nonni di Katia sono andati novelli sposi nel '49.
Una casa isolata, sperduta nei boschi tra montagna e collina, a ridosso di vari sentieri partigiani.
Un posto raggiungibile esclusivamente a piedi, poco conosciuto anche in paese e che loro, anni prima, avevano prestato a questo signore che ci viveva solo.
Questo tizio aveva una bici (la sua da giovane) con la quale era solito scendere in paese.
Ora...non era tanto lo scendere in paese la cosa strana, quanto il risalire a casa.
Infatti la strada arriva ad avere delle pendenze che superano il dieci per cento, che già con una bici da corsa non sono proprio alla portata di tutti, ma con una bacchetta diventano robe alla Bartali!
Ma non finisce mica qui... infatti come vi dicevo, lui era solito, dopo essersi inerpicato fin là, caricarsi la bici a spalle e portarsela sino al Bec per i boschi.
Gigi ci ha detto che ci metteva anche tre ore, perché era anziano e si doveva frequentemente fermare a rifiatare.
Io e Raffaello ci guardiamo, con la faccia di chi viene a conoscenza di una verità, che se solo fosse stata raccontata in un bar, sarebbe certamente sembrata una boiata.
Invece era vero, tutto vero.
Ci abbiamo messo un po' a capire dov'era 'sto posto. Infatti Raffaello era a conoscenza di questa casa, ma non sapeva dov'era, nessuno a dir la verità lo sapeva bene, era troppo isolata e Gigi ci promise che ci avrebbe accompagnato con la bella stagione.
Ma la gioventù è fretta. E c'era da considerare che se si trattava veramente una Bianchi, ed era veramente la sua bici da giovane, e lui era morto più di un decennio fa ormai vecchietto...quella bici poteva essere databile dagli anni '10 agli anni '30.
E non so voi, ma per prendere aggratis una Bianchi diciamo anche del '20, io me la faccio a piedi fino in punta al Monviso.
E poi c'era già una storia, una storia per la quale noi giovani vecchia maniera portiamo un gran rispetto e che meritava d'essere raccontata.
Ci organizziamo con Donni, il fratello di Raffaello, che era pratico dei luoghi ed, il giorno dopo di buon mattino, lo portiamo da Gigi che gli spiega in piemontese strettissimo la strada.
"Guardate che su c'è neve" ci fa Gigi, ma noi, con la giovinezza dalla nostra, ci facciamo belli dicendogli che un po' di neve non ci spaventa.
Alle 10 siamo ad Angrogna in mezzo ad una nevicata che già solo trecento metri più in basso non esisteva, alla fine della strada asfaltata lì dove nasce il sentiero e capiamo cosa intendeva dire Gigi riguardo alla neve:
Noi, come in un nevoso sogno ad occhi aperti, avevamo la visione di questa casa e del fatto ch'essa potesse celare un tesoro inestimabile, abbandonato al soffiare del vento.
C'erano tutti gli elementi per farci addentrare nel bosco.
Donni è un habitué delle vecchie case rurali abbandonate (dove va a cercare vecchi attrezzi), a Raffaello basta un bosco o l'avventura, aggiungi la speranza d'una antica Bianchi per me e si va sepolti dalle imprecazioni di Tania, la ragazza di Donni, che invece era del tutto contraria date le condizioni.
La marcia è durata quasi un'ora tra ruzzoloni, smarrimenti della via, paesaggi mozzafiato e tante parolacce (soprattutto di Tania).
Un vecchietto che abita nel nulla poi grazie al cielo ci ha indicato meglio la via
permettendoci di arrivare finalmente in un posto meraviglioso dove la vita sembra essersi fermata un giorno qualsiasi di parecchi anni fa...
Così come questa bellissima Legnano (che vale ugualmente la scarpinata) che sarà dei primissimi anni '30...ferma in quella soffitta persa nel nulla, da un giorno di molti, molti anni fa...